lunedì 7 marzo 2011

un punto

Cronache sentimentali. Niente più di un collage di titoli di Vasco Pratolini riesce a descrivere ciò che mi riguarda. Pochi libri come Cronache di poveri amanti e Diario sentimentale sono riusciti a commuovermi, ad impressionarmi e a farmi identificare nella fragilità umana dei personaggi, nella poesia delle parole accostate a formare la prosa. Ho scelto questo titolo per ricominciare da me, per mettermi alla prova, dopo due anni a far finta di non aver più niente da dire. Due anni a chiedermi se fossi ancora in grado di mettere due parole in riga. Due anni e forse più dall'ultima frase che ho scritto dove anche altri all'infuori di me potessero leggerla. Poi più niente. Soltanto, ad accompagnarmi, una timidezza improvvisa, un salto indietro alla mia infanzia, al lungo sonno dei miei primi anni, alla mia paura del giudizio degli altri, alla fuga in angoli sempre più nascosti e silenziosi e vuoti. Due anni sono passati fatti di saluti e di cambiamenti epocali, di facce sempre pronte a voltarsi, ma dall'altra parte, di amici andati tra pause di silenzi interminabili e vite diverse a rincorrersi da altre parti, in posti comodamente lontani abbastanza per avere una scusa per lasciarsi andare, per dirsi che non si ha più niente da dire o per non dire niente e basta, perché le cose cambiano, le persone anche. Due anni kantianamente morali, di esami, di voti, di numeri gelidi da accumulare per andare avanti, unico mezzo e unico obiettivo di giorni senza prospettive e senza senso, per mia colpa, per mia incapacità, per la mia paura di scontrarmi con la vita, con gli altri.
Così ho aperto questo blog, un po' triste, un po' retorico per ora. Ma io so essere triste e so essere retorica, non ho affatto voglia di nascondermelo ancora per far finta di essere ciò che altri si aspettano, per modellarmi su misura per ottenere consensi, apprezzamenti inutili, sorrisi facili. Ho aperto questo blog per sapere che non sono invecchiata all'improvviso, che ho una vita da vivere, una vita da raccontarmi, da conservare in ogni attimo prezioso; per esistere senza sentirmi solo il progetto di ciò che sarò tra dieci anni, per non studiare e basta, per non smettere di avere voglia di essere altro. L'ho fatto per un sentimento atavico di narcisismo, per rileggermi e ridermi addosso o per sapere se ad altri interessa di ciò che passa in una vita di provincia, e se magari ci si rivedono, un poco; per sapere se un po' gli piace, se si nascondono quello che io mi dico, se sotto ogni sguardo si nasconda solo un "ipocrita lettore" o magari anche un "mio simile". 
Una mia cara amica mi ha fatto notare che entrambe sembriamo regredite allo stato della nostra depressione adolescenziale. Non le piace questa storia del blog, credo. Per lei deve essere un passo indietro. Per me, però, è il modo per ricominciare daccapo, per uscire dal silenzio profondo di questi ultimi anni a galleggiare aspettando non so bene cosa, a chiedermi quale fosse la cosa giusta da fare, a domandarmi quale fosse il comportamento adatto per piacere agli altri, e perchè la mia pesantezza, la mia timidezza non fossero capite, non fossero accettate o perchè io non fossi in grado di fare in modo che così fosse. E' il mio personale rimedio per tornare a dire a dire ciò che penso, a sentirmi viva, dopo troppo tempo passato nella macabra percezione del contrario.

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